La vita mi è stata generosa. Anche se la mia famiglia è dovuta emigrare verso il Belgio nei miei primi dieci anni di vita. Era il 1949 quando sono partito da Figline Vegliaturo, un paesino delle provincia di Cosenza, con poco più di mille abitanti. Il paese dove passavo i pomeriggi a giocare nei cortili, il paese dove quando guardavo il cielo il colore che era l’azzurro, il paese dove il sole d’estate incandescente baciava gli oliveti. Con tutte le insidie che a quei tempi un emigrante poteva incotrare. Mio padre partì un anno prima di noi. Per, come tanti altri, trovare lavoro nelle miniere del Limburgo. Un posto dove si parlava una lingua che non capivo, un clima umido e cupo. Molte volte mi chiesi con molto rammarico: il perchè mio padre volle trasferisi a tutti i costi nell’uggioso Belgio, non capivo. Gli anni del dopoguerra erano tempi duri. In quel momento l’unica soluzione per creare un futuro migliore per la propria famiglia, era partire. Adesso da genitore, capisco. E devo dire che mio padre, ha fatto bellissimo lavoro. Da bambino, la musica mi affascinava e confortavato molto. La fisarmonica era, ed è il mio strumento, infatti inziai molto presto con gruppo di ragazzi a fare musica e creammo così la mia prima band: “The International Quartet”. Ero fisarmonicista e cantante. Col tempo scoprii che fare musica non era solo suonarla, ma anche scriverla. A vent’anni, infatti, avevo già scritto un paio di pezzi e pian piano cresceva sempre di più il desiderio di incindere un disco, e così fu. Manuela era il pezzo che avevo scelto da portare in studio ed utilizzarlo come singolo. Ma, visto che i singoli di allora avevano anche un lato B. Decidemmo quindi di registrare un altro brano, di cui il giorno della registrazione era pressocchè inesistente. Un pezzo improvvisato durante una serata dove dal palcoscenico vedevo il cartello pubblicitario della marca di sigarette “Marina”. Io, fiducioso e fiero del progetto, inziai a contattare le case discografiche, che subito mi fecero capire che il mio lavoro non serviva a nulla. Non c’era posto per la mia musica. E da animo intraprendente che ero, non mollai affatto. E mi dissi: “se non lo fanno loro, lo faccio”. Così feci stampare a mie spese 300 copie del disco. E con i miei amici mettemmo il singolo nei jukebox dei dintorni e dopo poche settimane, cambiò la mia vita.
Inizò ad esserci una richiesta sorprendente di Marina, sia in Belgio che in altre nazioni. E in un paio di mesi ero in vetta alle classifiche di tutta Europa e, poco dopo, di tutto il mondo. Improvvisamente quelle case discografiche che poco tempo prima mi chiusero la porta in faccia, mostravano interesse per Marina. Ma io da buon calabrese che sono, ho continuato da solo per la mia strada. Marina mi ha dato tante soddisfazioni, che da figlio di padre minatore, forse, non avrei neache osato sognare. Ho visto il Mondo. Il presidente degli Stati Uniti Kennedy fischiettava la mia canzone nella cucina della Casa Bianca. Il giorno dei funerali di Fausto Coppi le radio italiane, in onore del ciclista, facero suonare una serie di canzoni che a lui piacevano, tra cui anche “Marina”. Sulla sua biografia più tardi si leggerà che era la sua preferita.
Ormai la mia carriera musicale era lanciata e nel 1959 incisi a New York un LP col grande arrangiatore Joe Zito, il quale ha collaborato con artisti come: Frank Sinatra, Dean Martin, Paul Anka, ecc. Ero ospite di molti show televisivi ma, l’apoetosi di quel momento fu nel novembre del 1959, quando feci un concerto al fianco di Conny Francis nell’immenso “Cornige Hall” di New York. Un’esperienza indimenticabile. Tornato in Europa, la Germania mi ha ospitato per molto tempo dove ho prodotto brani di successo. In quei tempi ho scritto musica ma ho anche avuto modo di partecipare in film musicali sia come cantante che come attore. Stanco della vita da nomade decido a metà degli anni sessanta di tornare in Belgio e rimanerci per un po’. Con la mia scuola di vita alle spalle e l’esperienza che avevo coltivato nel mondo della discografia, fondai l’etichetta indipendente “Cardinal Records” e la casa di produzione Granata Muisc Editions. Mi sono divertito molto da imprenditore discografico ma la voglia di fare musica era grande.
Avevo voglia di rimettermi in gioco. Così decisi di far rinascere “Marina” nel 1989 con un arrangiamento “new beat”. E anche questo fu un grande successo. Feci un tour persino in Sud Africa. Con Cardinal Records ho avuto molte soddisfazioni e ho avuto modo di lavorare con artisti di talento e di un certo spessore, a livello nazionale (Belgio). E ho scopero anche artisti che sono riusciti a farcela a livello internazionale. Chi mi conosce bene, sà che non mi piace starmene con le mani in mano e di idee ne ho sempre tante, per mia moglie forse troppe! E come ogni fase di vita c’è sempre qualcosa su cui riflettere. Era un periodo dove mi guardavo indietro, osservando la mia vita e le cose che mi hanno circondato: nostalgia, gioie, tradizione.Ero io. Il modo migliore per esternare queste emozioni, era tradurle nella lingua che meglio conosco, la musica. Così è nato nel 2007 Paisellu Miu. Paisellu Miu è un disco autobiografico dove ho scelto di lavorare con artisti che al meglio avrebbero saputo interpretare la mia musica. Per questo ho scelto di collaborare con Michel Bisceglia, il quale ha realizzato degli arrangiamenti per orchestra sinfonica spettacolari. La sinergia era quella giusta. Tra i musicisti che hanno suonato in questo disco c’è Toots Thielemans, musicista jazz di fama internazionale. Il quale ha suonato in “Paisellu Miu” definedolo come “italian blues”.
Nel 2008 nasce un altro disco “Ricominciamo”. Dove racconto storie d’amore e di passione. Un progetto con cui ho avuto modo di fare un bellissimo tour con i miei amati musicisti. Col tempo ho coltivato la passione del golf dove me la cavo discretamente bene e da animo competivo che mi ritrovo, mi piace vincere. Per gli interessati: sono arrivato a hcp 7.9 ma a causa dei miei impegni sono sceso ora a hcp 11.
Ho cominciato la mia storia con “la vita mi è stata generosa”. Per questo l’ho trattata sempre con molto rispetto. Ho custodito con gelosia i valori e le tradizioni che mio padre e mia madra mi hanno donato. Per questo sono rimasto sempre umile alla vita senza dimenticare chi sono e da dove vengo. Qualcuno mi chiede: ”Rocco ma torni qualche volta a Figline?” Certo che torno. Non spesso ma le volte che vado, cerco di arrivare in sordina. Dove non sono costretto ad andare a pranzare e cenare da tutti in paese. Perchè si sà, nel caso dovessi respingere un invito, il padrone di casa si portrebbe offendersi. Preferisco che i miei conpaesani conservino di me un bel ricordo, così cerco di fare le mie passeggiate di sera dove tutti sono in casa e dove posso ricordare nel selenzio della notte.
Come molti emigranti, i miei genitori non sono più tornati nel loro paese natale. Nella loro vita c’è sempre stato un vuoto che ho cercato di colmare nel migliore dei modi. Mi sono preso cura di loro e ho fatto in modo che avessero un vita più sprensierata. Mi hanno sempre mostrato molta gratitudine per questo. Spesso mi sono chiesto però, se mi hanno perdonato il fatto che sono stati sepolti in Belgio e non a Filgline tra i loro cari. Conoscendo il loro animo generoso e saggio, non credo se la siano presa più di tanto.
Progetti futuri? Dopo la mia autobiografia, pubblicata nello scorso autunno, è in cantiere un film sulla mia vita con il registra di fama: Stijn Coninx, il quale è stato nomintato ad un Oscar un paio di anni fa. Il titolo sarà: Rocco.
Ho regalato emozioni che continuassero a vivere nel tempo. Anche se il mondo non condivide il tuo punto di vista, continua credere in quello che fai. La fortuna sei tu a doverla creare e l’importante è: non mollare mai!
A presto,
Rocco